sabato 24 ottobre 2009

Pensiero Hagakure

Ciao a tutti, scusatemi per l'assensa ma sono appena passato al mondo Apple e ho dovuto impostare un pò di cosette...

( consiglio mio passate a mac prima che potete! ^^ )

Oggi vorrei provare a deliziarvi con un piccolo scritto di Hagakure

"Le persone intelligenti usano tale loro dote per imporre a piacimento il proprio pensiero, a torto o a ragione, e cercano di far approvare qualunque cosa vogliano con i loro ragionamenti arguti. Questo è un insulto all'intelligenga.
Niente di ciò che è compiuto avrà valore, se manca di verità"

lunedì 19 ottobre 2009

Incenso e Thè

Alle volte quando sono a casa, dopo una giornata dura mi piace sedermi riposarmi accendere un incenso e bermi un buon thè, magari quando sono al pc oppure quando leggo un libro e ascoltarmi una buona musica rilassante ( una melodia zen con flauti giapponesi magari) ma come dove e nascono queste due essenze che si accompagnano tra loro da molto tempo?arte e cultura giapponese, bonsai, filosofia del tao, il giardino di Sejbei, il tao, italia e giappone, l'arte del bonsai, meditazione, mente, notizie interessanti sul giappone, riflessioni, sejbei, stile di vita giapponese, vivere all'orientale, zen, thè , tè, il tè giapponese, til te giapponese

I profumi delle spezie, delle erbe e delle resine da cui sono composti   gli incensi influiscono sul nostro stato d'animo portandoci calma,pace, armonia.

I fumi  aromatici dell’incenso aiutano ad allentare  tensioni, ansia, stress.Taluni ingredienti hanno un effetto calmante e riequilibrante e possono essere usati per favorire il sonno, rilassare il corpo e distendere la mente.

Il thè al suo tempo ha un ruolo di eccitante e rilassante dipende da molte cose per esempio lo sapevate che la durata dell'infusione con cui si prepara la bevanda  determina gli effetti di quest'ultima.
Una bevanda preparata con un'infusione di 2 minuti  ha proprietà eccitanti, perché nei primi 2 minuti viene estratta dalle foglie di tè soprattutto caffeina.
Una bevanda preparata con un'infusione più lunga (3-5 minuti) ha un effetto tranquillante, perché nei minuti successivi al secondo viene estratto anche acido tannico, che disattiva la caffeina perché si combina con essa.arte e cultura giapponese, bonsai, filosofia del tao, il giardino di Sejbei, il tao, italia e giappone, l'arte del bonsai, meditazione, mente, notizie interessanti sul giappone, riflessioni, sejbei, stile di vita giapponese, vivere all'orientale, zen, thè , tè, il tè giapponese, til te giapponese, incenso  Il te è un infusi ricavato dalle foglie ci sono vari tipi di thè in commercio quelli più comuni sono: il tè nero, il tè rosso, blu, il tè verde, il tè giallo e il tè bianco. Vario al variare delle foglie che vengono utilizzate

La parola "tè" deriva dalla resa (pronuncia tei) del carattere cinese 茶, il Giappone svolge un ruolo importante nella coltivazione di alcune qualità (Bancha, Matcha, Sencha e Gyokuro.

Indubbiamente quando entro in una casa e sento profumo di tè e incenso mi sento subito a casa mia due profumi forti che mescolati danno una sensazione rilassante di tranquillità e pace.

Scrivo questo mentre sto bevendo un te e ho acceso un incenso giapponese nuovo :)

giovedì 15 ottobre 2009

L’arte del Bonsai 盆 栽

Sono sempre stato affascinato dalla crescita del Bonsai un piccolo albero che ne rispecchia uno forte e robusto un bonsai lo si può coltivare per anni in un piccolo vaso, può durare per generazioni. Con questa particolare tecnica si guida infatti del materiale vegetale ad assumere forme e dimensioni volute, pur rispettandone completamente l'equilibrio vegetativo e funzionale.Etichette: arte e cultura giapponese, chinatown milano, filosofia del tao, il giardino di Sejbei, italia e giappone, meditazione, mente, notizie, notizie interessanti sul giappone, oriente, pensieri, poesie, riflessioni, sejbei, stile di vita giapponese, vivere all'orientale, andrea berini, bonsai, l'arte del bonsai, cosa vuol dire bonsai

Mi sono stupito nell’apprendere cosa voglia dire il termine Bonsai ovvero la parola ( o meglio dire termine")  "bonsai" è costituito da due ideogrammi 盆 栽: il primo significa vassoio o contenitore (bon), mentre il secondo (sai) significa educare e, in senso lato, il coltivare. Ebbene si sai educare, come qualche post prima vi avevo spiegato la sottile e arte raffinata del thè e l’educazione della mente questo è un’ altro modo di infondere la “marzialità” nell’ educazione di piccolo essere vegetale, mi affascina ogni giorno di più il mondo orientale, come hanno trasformato piccoli “hobby” in una vera e propria arte, infatti spesso si dice “ l’arte di coltivare un Bonsai ”

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È sbagliato pensare che i bonsai soffrano nei vasi: è solo un'impressione che si ha, a causa delle forme spesso contorte o delle parti di legno secco create appositamente per dare un effetto di vetustà alla pianta. Se un bonsai soffrisse non arriverebbe a fiorire o addirittura a fruttificare.

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Comprate un bonsai crescetelo ed accuditelo, vi regalerà molte emozioni e chissà magari mentre lui cresce ci accorgeremo che anche noi abbiamo avuto una crescita, nell saperlo accudire, la pazienza e la fiducia….

mercoledì 14 ottobre 2009

La piccola Chinatown di Milano

Un posto sicuramente da visitare è la Chinatown di Milano dunque

A Milano esiste da decenni un’area cinese tra le vie Canonica, Procaccini, Ceresio, Montello, C.M. Maggi.

E’ la famosa Chinatown della zona Paolo Sarpi, dal nome della via principale della zona, ricca di negozi di abbigliamento, artigianato, ristoranti e fast-food gestiti da cinesi. aikido, arte e cultura giapponese, felicità, filosofia del tao, il giardino di Sejbei, italia e giappone, meditazione, mente, notizie, notizie interessanti sul giappone, pensieri, riflessioni, Samurai, sejbei, stile di vita giapponese, tradizioni giapponesi, chinatown milano

Il quartiere di Via Paolo Sarpi è un vero esempio di multiculturalità a Milano; qui i cinesi sono insediati fin dal 1920.

Nei tanti negozi made in China della zona è possibile trovare oggetti di artigianato, abbigliamento, infusi di Thè e tantissimo altro a prezzi più che contenuti.

Nella zona di Paolo Sarpi, ora quasi totalmente “cinese” resistono attività commerciali dell’Italia del dopoguerra che fanno capire di essere ancora nel belpaese a forma di stivale.

Passeggiando per le vie è tutto un pullulare di scritte in ideogrammi, profumi di spezie che escono dai ristoranti, insomma un vero cantone della moderna China a Milano.

Come si salutano i cinesi? La parola che corrisponde a Ciao o Buongiorno è Ni Hào !

Nella tradizionale festa del Capodanno cinese, anche a Milano è usanza che il drago entri nelle case e nei negozi di chi gli lascia aikido, arte e cultura giapponese, felicità, filosofia del tao, il giardino di Sejbei, italia e giappone, meditazione, mente, notizie, notizie interessanti sul giappone, pensieri, riflessioni, Samurai, sejbei, stile di vita giapponese, tradizioni giapponesi, chinatown milanoun'offerta propiziandosi la buona sorte per l'anno entrante; quando il drago esce i proprietari devono chiudere immediatamente la porta evitando così che la fortuna appena entrata non esca subito.

 

Il Capodanno cinese è una festa molto allegra e piacevole dove accanto alle bandiere cinesi si trovano anche quelle italiane.

La ricerca della perfezione in ogni gesto

Sono sempre stato incantato di come i samurai ( e i giapponesi tradizionale) ricercano la perfezione in ogni loro gesto piccolo o grande che sia, come la cerimonia del theil rito del thè, thè giapponese, aikido, perfezione nei gesti giapponesi, il thè del giappone, zen, budo, andrea berrini, ilgiardinodisejbei, arte e cultura giapponese, vivere giapponese, stile giapponese, stile di vita giapponese, il tao, meditazione, aikido e dintorni
che per loro è una cosa importantissima perchè racchiude molti gesti da fare in modo quasi perfetto, fanno pratica ogni giorno per raggiungere la perfezione di questo gesto, semplicemente si piò divedere in 3 fasi:
Porgere il bastone di Bamboo nella pentola del thè in maniera pulita ne velocemente ne troppo piano, l’accuratezza sta nel non far rumore quando si raccoglie e si versa il te nella tazza “SABISENSUJI” e anche qui senza farlo colare ne sporcare i bordi della SABISENSUJI, il tutto senza rumore, poi si riposiziona delicatamente il bamboo nella pentola, a questo punto si può gustare il te portando la SABISENSUJI con due mani unite alla bocca senza fare rumore e non berlo tutto di un fiato o troppo velocemente.

Questo è solo un esempio ma di ogni gesto se ne fa un arte, sono “marziali” sotto ogni punto di vista, l’accuratezza in ogni gesto porta a uno livello maggiore di comprensione delle cose e dell’essenza stessa del gesto perciò a mi parere l’arte marziale che sia Aikido, Karate, Judo, Ju ju tsu è solo l’essenza, non si può vivere “marzialmente” rispettando le regole del Budo solo sul Tatami e non fuori, secondo me la vera essenza della via dell’Samurai si rispecchia in ogni gesto e in ogni pensiero.

Provo  a ricercare la il rito del thè, thè giapponese, aikido, perfezione nei gesti giapponesi, il thè del giappone, zen, budo, andrea berrini, ilgiardinodisejbei, arte e cultura giapponese, vivere giapponese, stile giapponese, stile di vita giapponese, il tao, meditazione, aikido e dintorniperfezione dei gesti giorno per giorno ma è difficile, forse perchè noi “occidentali” non riusciamo a comprendere bene cosa voglia dire Budo o forse perchè non diamo peso ai piccoli gesti di ogni giorno sicuramente serve molto allenamento.

Un esempio che posso portare in base alle mie esperienze è quando preparo il caffè alla mattina,mi sforzo di ricreare un gesto pulito e longilineo ma non sempre riesco, come quando verso lo zucchero nella tazza, il movimento giusto non sarebbe “infilare” praticamente il cucchiaino nella tazza perchè non è molto bello ne tenerlo troppo alto ma cercare un equilibrio ( l’essenza dell’aikido e dello zen) tra le due cose ma spesso e volentieri mi cade pur pochissimo che sia dello zucchero sul tavolo, ma l’aikido mi ha insegnato a non arrendermi mai e solo con la pratica si fa progresso…

Un' altro esempio, quando preparo la pasta alle volte sono di fretta prendo il sale grosso con un braccio mi allungo  e nel tragitto tra la mia mano e la pentola spesso sento “ shshshshsh” è del sale che cade sul pianale della cucina, alle volte la fretta passa sopra a anni di ricerca della marzialità di budo e di aikido e ci si accorge quanta strada bisogna ancora fare….

Il vero significato di "HIWASHI SHINSEI"

L'alias "Hiwashi Shinsei", visto a se stante, potrebbe apparire come l'accostamento di due parole giapponesi che andrebbero a fare le veci del Nome e del Cognome italiani, ma non è proprio così. Ora vi spiego bene, perché è un po' complicato.
   "Hiwashi" letteralmente è una parola giapponese composta da altre due parole "Hi" e "Washi"; la prima significa "Fuoco", la seconda "Aquila". Andando per logica, la parola "Hiwashi" fenice giapponese, in significato della fenice per i giapponesi, andrea berrini, ilgiardinodisejbei, il giardino di sejbei, zen, aikido, aikido borgosesia, blog sul giappone, stile di vita giapponese, ilnformazioni sul giappone, zen, tao, il budo, Hiwashisignificherebbe allora "Aquila di Fuoco", ed in parte è così; tuttavia, andando oltre il significato propriamente letterale e avvicinandoci a quello libero-interpretativo, "Hiwashi" assume il significato di "Fenice". Una persona non giapponese, ma che conosce la lingua, tradurrebbe così la parola italiana "Fenice", semplicemente per accostamenti simbolici visivi. Io l'ho fatto per motivi anche concettuali. Mi spiego... Un giapponese, infatti, avrebbe utilizzato un altro termine per "Fenice", ovvero "FuJiTori" o "FuJiCho" (lett.: Uccello Senza Morte), che benché esprimano bene il concetto astratto-mistico della mitologia a cu è legata la Fenice, non esprimono correttamente quello filosofico a cui io ho voluto riferirmi. Inoltre, non mi piaceva utilizzare per un nome termini come "Morte" e "Uccello". I motivi della mia personale scelta 'sillabica' è prevalentemente quello che il termine "Uccello" è troppo dispersivo, quindi non visualizzabile simbolicamente; non si sa di che uccello si parli e la fantasia del lettore potrebbe immaginarsi un qualunque tipo di uccello. 

Al contrario, l'Aquila è un uccello ben definito che esprime appieno tutto il suo potenziale (più avanti spiegherò nel dettaglio). Inoltre, L'Aquila Reale era l'animale che più si avvicinava all'aspetto della Fenice, anche se inizialmente veniva rappresentato con l'aspetto di un Airone. Per quanto riguarda la parola "Morte", oltre a non piacermi come termine in quanto tale (e non credo vi possa essere persona alcuna a cui possa far piacere avere un nome composto con tale termine, a parte qualche malato di mente o qualche bambino che ancora non ne conosce il significato profondo), non era adatto ad esprimere in modo chiaro, quindi esplicito, il concetto Spirituale che avvolge in se la "Fenice". Chi non conosce la mitologia e/o legge superficialmente l'espressione "uccello senza morte" capirebbe che la Fenice sia un uccello che non muore, quindi immortale come un Dio. Ma non è così: la Fenice non è vero che non muore, essa infatti muore ogni 500 anni (tempo assai lungo, quindi simbolo di longevità, ma non di immortalità). Tuttavia per chi conosce la mitologia sa che nonostante la Fenice muoia, bruciando nel fuoco mistico, essa risorge, anzi rinasce dalle sue stesse ceneri più forte, più pura e più bella che mai.

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Ho corretto "risorge" con "rinasce" perché la resurrezione implica il ritorno alla vita di chi è morto, così come quando è morto (vedi esempio di Gesù, il Cristo risorto); invece la Fenice rinasce ripartendo dallo stato larvale (come un lattante), nel giro di un giorno cresce trasformandosi in uccello (diventa come un fanciullo) e il giorno seguente (il terzo giorno) cresce divenendo subito adulto. Questo implica un nuovo ciclo di vita, una nuova vita che riparte da zero, ma in cui si cresce molto velocemente. Quindi, se proprio vogliamo parlare di immortalità, possiamo farlo solo nei termini dello Spirito e non del Corpo, il quale benché longevo, muore e rinasce a nuova vita; immortale è lo spirito che lo anima. Parlo di spirito immortale, ma non voglio limitarlo; infatti, benché lo spirito continua a vivere in eterno, esso cambia e si sviluppa di volta in volta: è per questo che si dice che la Fenice rinasca più bella e più pura, oltre che più forte, e questo è grazie alle molte esperienze fatte nelle vite precedenti. Poiché è di nuova vita che si sta parlando, andiamo quindi ad analizzare il secondo termine che compone il mio nome, ovvero "Shinsei". Letteralmente, infatti, vuole significare "Nuova Vita" o "Rinascita". Infatti, il Termine "Shin", significa "Nuovo" e "Sei" significa "Vita". Pertanto, facendo una traduzione letterale del mio nome completo, "Hiwashi Shinsei" potremmo tradurlo come "Nuova Vita (o Rinascita) dell'Aquila di Fuoco"; invece, più liberamente tradotto, diremo "La Fenice che Rinasce"

Un grazie a Diwali Store

Vorrei porgere il mi ringraziamento a Erica e Enrico che presso il loro blog hanno citato “Il giardino di Sejbei” piccolo e neonato blog.

Hanno descritto “il giardino di Sejbei” cosi:
”Il Blog è ispirato all’Aikido, all’arte giapponese dei Samurai e al Giappone, ma al suo interno troverete riflessioni sulla esistenza espresse in un semplice e piccolo, quasi quanto una poesia Haiku.”

cercherò quindi di ringraziarli appagandoli con una riflessione sul loro blog.

Loro sono due instancabili viaggiatori d’oriente che da molto tempo hanno trasformato la loro passione in un lavoro/blog, interpretando il loro blog come un “taccuino orientale”, appena apro le loro pagine si respira un profumo orientale molto suggestivo e intrigante, potrei perdermi tra le loro scritture il tutto condito con uno negozio on-line molto interessante che varia dalla seta agli oggetti più carini e raffinati.

 

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Consiglio a tutti di visitare questo interessantissimo punto di incontro tra web  occidente e oriente.

Sarete sempre i benvenuti nel mio giardino…potrete passeggiare tra musiche meditazione e letture…

http://diwalistore.it/blog/

martedì 13 ottobre 2009

La fragilità della mente…

Ho notato che parlando con varie persone, quando gli succede qualcosa di brutto tendono a rifugiarsi mentalmente nelle amicizie, certo avere un amico o una persona accanto che ti vuole bene è una cosa meravigliosa, ma quando uno si abitua a restare sempre troppo a contatto con persone amici/conoscenti non riesce poi a superare le proprie difficoltà da solo e oltre modo non riesce a conoscere il proprio io interiore.

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Parlando con una ragazza che conosco mi disse “ ho semplicemente scoperto che l’uscire ogni sabato sera non è cosi importante” aggiunse che avrebbe provato a stare qualche sabato sera a casa tranquilla a leggere un libro, a sfruttare qualche suo interesse o semplicemente a guardare un film, certo questa cosa mi colpi, perchè pensai c’è stata una crescita molto forte ( perchè essendo una ragazza giovane non è semplice rinunciare a un sabato sera) poi mi resi conto che il sabato che sorse andò comunque a ballare,

La mente dell’essere umano deve essere forgiata e creata a nostro piacimento può essere un arma molto potente, perchè ci permette di vedere il  mondo con occhi diversi in base a come noi abbiamo creato il nostro io interiore che poi si rispecchia nella propria mente, cioè in noi…

domenica 11 ottobre 2009

Uno sguardo a un video

Un Aikido un pò strano, diverso da quello che pratico, ma con qualche spunto interessante.

L’insicurezza dell’essere umano

Mi accorgo sempre più spesso di quanto l’essere umano sia insicuro, di quanto abbiamo bisogno delle nostre piccole certezze giorno dopo giorno e ciò non fa altro che accrescere le nostre insicurezze, come il caffè alla mattina, leggere il giornale, le cose materiali, ciò che trovi in un posto per 20 anni e poi tutto ad un tratto non lo trovi più ti spiazza.
L’ultima conferma l’ho avuto stamattina, quando entrando in un bar per prendere un caffè ho notato una signora molto agitata, che si accingeva vicino al piccolo televisore del bar per vedere l’oroscopo dicendo: “non sto tranquilla tutto il giorno se prima non vedo il mio oroscopo”il giardino di sejbei, insicurezza, giappone, aikido, arte e cultura giapponese, blog sul giappone, samurai, filosofia zen, cultura giapponese, giappone news, ilgiardinodisejbei, sejbei, andrea berrini

Incertezza? insicurezza? questo è a dir poco, fare dipendere la propria “esistenza” o la propria giornata, dalla lettura delle stelle, non è cosa saggia, mi ha fatto pensare molto la frase “ non sto tranquilla tutto il giorno” perchè questo? per l’insicurezza di affrontare la giornata senza sapere ciò che ( secondo alcuni) le stelle hanno in servo per noi.

Sapendo bene o male come andrà la giornata la signora si sente più tranquilla, e fa dipendere la propria vita da un altra “persona guru” senza viverla a pieno, e senza crearsi da sole le proprie certezze

Il Samurai rinasce


Il Samurai rinasce, si la riampianta classe guerriera feudale giapponese, finalmente ha una nuova via la via del Baseball.

Ebbene si per portare alta la testa, tradizioni e cultura il giappone alla prossima 2009 World Baseball Classic. La squadra sarà la Samurai Japan.

La finale verrà giocata il 23 marzo a Los Angeles.

sabato 10 ottobre 2009

La costruzione del proprio futuro

Personalmente non credo in un destino segnato e le motivazioni che mi hanno portato a questo sono sono state molte, questa mattina come di consuetudine sono andato al mercato, ho fatto un giro e ho imboccato coscientemente una strada, ho incontrato una persona che non vedevo da parecchi giorni e mi ha detto “ alle volte il destino ci fa rincontrare le persone” destino? pensai….
Quella strada porta alla piazza principale di un piccolo paesino il 90% dei ragazzi si trova li, quindi quale destino?
il destino per come lo vivo io è solo un pensiero, uno scudo col quale difendersi specialmente quando accadono cose brutte spesso viene detto “ era destino”….

Hagajure, il giardino di sejbei, giappone, arte e cultura giapponese, sejbei, aikido, zen, tao, giappone e italia, il codice dei samurai, informazioni sul giappone, poesie giapponesi, il mondo orientale, tao, blog giapponese, ilgiardinodisejbeiil destino è come la propria anima se lo si vuole può essere forgiato a proprio piacimento, se non lo si vuole e ci si sente deboli il destino avrà il sopravvento, in inconscio lasciamo andare gli eventi senza “opporre resistenza” e senza avere una curanza del proprio ego.

Riflettete, sul cavalcare l’onda del destino o domarla a proprio piacimento per raggiungere la propria “perfezione” e tranquillità fisica e mentale.

Diwalistore

Vorrei segnalarvi questo blog/negozio-web molto interessante, dalla grafica accattivante a uno stile semplice e minimale, un blog Hagajure, il giardino di sejbei, giappone, arte e cultura giapponese, sejbei, aikido, zen, tao, giappone e italia, il codice dei samurai, informazioni sul giappone, poesie giapponesi, il mondo orientale, tao, blog giapponese, ilgiardinodisejbeiall’Orientale all’suo interno troverete  notizie molto interessanti riguardante la spiritualità indiana, la filosofia orientale e molto altro, oltre tutto troverete un vero e proprio Shop-web on-line sono presenti molti articoli e vari prodotti molto interessante e ricercati.

 

Il creatore di questo Shop/blog è Enrico Giubertoni promotore e sviluppatore del web 2.0 .

Vi consiglio di visitare il sito di Diwalistore

Link: http://diwalistore.it/blog/

Hagakure il codice dei Samurai

Oggi vi vorrei parlare di un libro che ho letto e riletto molte volte, mi colpisce molto la sua scrittura, non narra una storia ma sono dei “versetti” scritto da Yamamoto Tsunetomo.

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Con piccoli versi infonde l’antico codice dei samurai, un libro uscito anche nella versione ridotta semplice e pratico, un consiglio vivo di leggerlo a tutti coloro che cercano la via spirituale del Samurai

Geocities “muore a 15 anni”

Il Giardino di Sejbei non è solo un blog che parla di meditazione e cultura ma nasce sul web, perciò ci teniamo aggiornati sulle notizie inerenti ad esso, sarebbe stupido creare e “coltivare” una cosa in un ambiente senza accorgersi di quello che sta intorno no?

geocities

Ho scelto questo titolo un pò “pauroso” certo per chi pensa che Geocities sia un essere umano ebbene no, Geocities era un grandissimo sito cresciuto e durato per 15 anni venduto a Yahoo per 3,5 miliardi di dollari e ora scompare divorato dalla crescita del Web 2.0

Il giardino di Sejbei come sapete non scrive molte parole ma da solo indizi su qui pensare, il padre che divora il figlio, il figlio che per anni ha contribuito crescere il web ( il padre) alla fine inghiottito nello sviluppo sino alla sua cessazione.

venerdì 9 ottobre 2009

L'aikido e la sua diffusione



L'aikido, antica arte marziale Giapponese, a mio avviso è l'eredità dei Samurai, perchè l'aikido non è molto conosciuto? cosa spaventa le persona quando vedono un aikidoka? o la domanda/affermazione che molti si fanno, " aikido? si tuffano" bhe dopo circa 8 anni di aikido posso dire che non è un "tuffarsi" ma molte volte viene visto cosi, proiezioni, leve e cadute sono viste come un gioco di maestria, come una farsa, e invece quello è il vero combattimento di una volta, la via della spada e del bastone più che altro uno stile di vita.
Una via sulla quale indirizzare la propria esistenza, non smettendo mai di essere Aikidoka anche senza pratica per un motivo o per un altro.

La mia domanda perciò è la seguente: " molte persone non "credono" o semplicemente hanno paura dell'ignoto? dello sconosciuto?

giovedì 8 ottobre 2009

Pensiero sulla morte


Morte questa parola a qui molti fa paura spaventa.
Ebbene mi è capitata una cosa molto strana sono stato invitato a prendere un Caffè da un vicino, ad un certo punto della conversazione mi accorsi che la madre della mia vicina chiese a sua figlia di uccidere una mosca con queste parole:
"vieni ad uccidere una mosca, lo sai che io non ammazzo nessun' insetto"
ecco ci riflettei subito, la morte al piccolo insetto fu portata dalla figlia o dalla madre?
e la madre non uccise indirettamente la mosca?

La vita e la morte

Il fiore di ciliegio e il guerriero


Si narra che il colore dei fiori del ciliegio in origine fosse candido ma che, a seguito dell’ordine di un imperatore di far seppellire i samurai caduti in battaglia sotto gli alberi di ciliegio, i petali divennero rosa per aver succhiato il sangue di quei nobili guerrieri. Anche quelli che, tra i samurai, secondo il loro codice d’onore, decidevano di suicidarsi, sembra fossero solito farlo proprio sotto gli alberi di ciliegio.

Al di là delle leggende, è indubbio che nella cultura tradizionale giapponese il fiore di ciliegio occupa un posto d’onore, tanto da essere divenuto fiore nazionale.

Il ciliegio, in particolare al momento della sua fioritura, esprime in maniera eccezionale la concezione che i nipponici hanno della vita, il loro stretto rapporto con la natura, l’amore per il bello che non è mero senso estetico, bensì comprensione della grandiosità e magnificenza della vita, pur nella sua caducità.
La fioritura dei ciliegi in Giappone avviene in aprile e, a causa della differenza di temperatura fra il nord e il sud dell’isola, comincia nelle regioni più a sud e sale rapidamente verso quelle del nord lungo una linea ideale che viene chiamata sakura zensen (sakura = ciliegio, zensen = fronte, come a ricordare la fronte ora calda, ora fredda a seconda delle variazioni di temperatura). L’intera popolazione giapponese segue con fervido interesse l’avanzamento dello sbocciare dei fiori lungo tutte le regioni: telegiornali e quotidiani pubblicano bollettini in continuo aggiornamento sulle fasi della fioritura, vengono organizzate gite collettive anche dalle scuole e da numerose aziende. Il recarsi ad ammirare la fioritura dei ciliegi è tradizione antica, sembra risalga al periodo Heian (794 - 1185), e viene chiamata Hanami (hana = i fiori, mi (miru) = vedere); la fioritura dura alcuni giorni, in genere uno o due, giorni in cui i giapponesi, accorsi nei parchi delle loro città od in quelli maggiormente famosi per l’evento (come, ad esempio, Yoshino, nella regione montuosa vicino a Osaka), radunati sotto gli alberi, cantano, ballano, mangiano e bevono, con gioiosa partecipazione collettiva a quello che può considerarsi uno dei momenti maggiormente rappresentativi della cultura e del cuore autentico del Giappone.

Coincidendo con l’equinozio di primavera, la fioritura del ciliegio rappresenta la rinascita, il rinnovamento, la forza vitale insita in tutte le cose di questo mondo. Un simbolo di vita, dunque, ma anche del suo naturale “opposto”: il fiore di ciliegio, appena raggiunge il massimo del suo splendore, si stacca e muore, viene portato via dal vento e con esso si disperde. La vista di un ciliegio in fiore è davvero emozionante: fa emergere prepotentemente nel nostro animo sentimenti apparentemente contraddittori, di gioia ma anche di sgomento, di smarrimento. Il fiore di ciliegio è testimone del fatto che la vita è un dono meraviglioso, ma anche che dura poco.

Sensei Morihei Ueshiba

Bella poesia di Samurai

Vorrei esser un samurai oggi!
Guardarti dritto negli occhi
sfidare le mia paure
nel suo colore nero
nel tuo sorriso sincero,
sfilare la mia katana
passartela leggera sul collo
solo per un brivido,
solo avvisarti che posso graffiare,
affondare artigli accuminati nel tuo cuore
schiaffeggiare la tua anima,
mordere ferocemente il tuo sentimento
non per lenimento del mio soffrire
meglio per vendetta,
bruciare i tuoi sogni come cartapesta
spogliarti delle certezze
della tua bellezza
abbandonarti nel dolore,
esser samurai oggi
per morire con onore!
di floriana bianchi

L'Aikido

Molte persone non sanno cè l'Aikido ebbene oggi ho deciso di parlarne sul mio blog

Aikidō 合気道 (scritto in kanji) o anche 合氣道 (usando un kanji più antico) è una disciplina giapponese praticata sia a mani nude sia con le armi bianche tradizionali del Budo giapponese di cui principalmente: "ken" (spada), "jo" (bastone) e "tanto" (il pugnale).

I praticanti sono chiamati aikidoisti (合気道家 aikidōka?).

La disciplina dell'Aikido fu sviluppata da Morihei Ueshiba (植芝盛平?) anche chiamato dagli aikidōka Ōsensei (翁先生? "Grande maestro") a cominciare dagli anni trenta del '900.

Il nome aikido è formato da tre caratteri sino-giapponesi: 合 (ai), 氣 (ki), 道 (do) la cui traslitterazione è la seguente:

合 (ai) significa "armonia" e nel contempo anche "congiungimento" e "unione";

氣 (ki) è rappresentato dall'ideogramma giapponese 氣 che, nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il "vapore che sale dal riso in cottura". Significa "spirito" non nel significato che il termine ha nella religione, ma nel significato del vocabolo latino "spiritus", cioè "soffio vitale", "energia vitale". Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il 氣 "ki" è dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa. L'essere umano è vivo finché è percorso dal "ki" e lo veicola scambiandolo con la natura circostante: privato del "ki" l'essere umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve;

道 (dō) significa letteralmente "ciò che conduce" nel senso di "disciplina" vista come "percorso", "via", "cammino", in senso non solo fisico ma anche spirituale.

合氣道 (ai-ki-do) significa quindi innanzi tutto: «Disciplina che conduce all'unione ed all'armonia con l'energia vitale e lo spirito dell'Universo».

Ueshiba Morihei, il fondatore dell'Aikido, usava dire che l'Aikido anela sinceramente a comprendere la natura, ad esprimere la gratitudine per i suoi doni meravigliosi, ad immedesimare l'individuo con la natura. Quest'aspirazione a comprendere e ad applicare praticamente le leggi della natura, espressa nelle parole "ai" e "ki", forma l'essenza ed il concetto fondamentale dell'arte dell'Aikido.

La storia e l'evoluzione dell'aikido non può prescindere, almeno nella sua fase iniziale, dalla vita del suo fondatore Morihei Ueshiba (Ōsensei 翁先生,Tanabe 1883 - Tokyo 1969).

L'Aikido ha infatti conosciuto due distinte fasi evolutive che possono essere identificate in modo abbastanza agevole: la prima intimamente collegata al percorso evolutivo dello studio del Budo giapponese da parte del fondatore ed una seconda a partire dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, periodo in cui l'Aikido iniziò la sua rapida affermazione nel mondo intero, in modo particolarmente veloce e ramificato a decorrere dagli anni successivi alla morte del suo fondatore.

Nel 1947-1948 avvenne la riorganizzazione del Kobukai che diventa "Fondazione Aikikai" e Kisshomaru Ueshiba diventa Direttore Generale della Fondazione Hombu Dojo.

In questi anni emerge la figura di Koichi Tohei, 8° dan [7],uno fra i migliori allievi del Fondatore dal quale, negli anni dell'immediato dopoguerra, ricevette l'incarico di rappresentarlo quando eccellenti praticanti di altre arti marziali provenienti dall'intero territorio del Giappone ed anche dall'estero, increduli sull'efficacia delle armoniose e non violente tecniche d'Aikido, si recavano personalmente all'Hombu Dojo Aikikai di Tokyo per sfidare la fama d'invincibilità che l'Aikido si stava procurando in Giappone e che man mano iniziava a diffondersi anche all'estero: nessuno di questi sfidanti fu mai in grado di superare il primo incontro con il valentissimo Tohei, per cui il Fondatore non ebbe mai più bisogno di rispondere personalmente ad alcuna delle sfide che in quegli anni ancora si usava portare ai capiscuola dei vari stili delle arti marziali.

L'indiscussa superiorità e qualità tecnica dell'Aikido praticato da Tohei, fece sì che nel maggio del 1956 il Fondatore stesso gli conferisse l'incarico di "Capo del corpo insegnanti" (Shihan Bucho) [8] dell'Hombu Dojo Aikikai e lo designasse quale inviato ufficiale e proprio rappresentante nelle prime occasioni di presentazione dell'Aikido all'estero.

Nel 1953 Tohei si reca per la prima volta in occidente, alle isole Hawai (località occidentale di grande valenza strategica per il suo legame con i noti accadimenti di Pearl Harbor che segnarono l'inizio delle ostilità belliche verso gli U.S.A. da parte del Giappone), dove presenta l'Aikido passando anche qui attraverso numerose sfide da parte degli increduli praticanti americani di svariate arti marziali, inclusi rappresentanti di vari corpi armati militari americani particolarmente addestrati nei tradizionali sistemi occidentali di lotta e di combattimento corpo a corpo. Tohei sbigottì talmente i suoi sfidanti americani, che la rivoluzionaria tecnica dolce ed armoniosa dell'Aikido divenne immediatamente fortemente ambita in ogni parte degli U.S.A. e quindi fra gli anni 1953~1963 Tohei fu di fatto completamente assorbito nel compito di divulgazione dell'Aikido attraverso oltre 21 stati degli U.S.A.

L'opera di divulgazione dell'Aikido negli U.S.A. culminò nel marzo del 1961, quando Ueshiba Morihei fu accompagnato da Tohei in un viaggio alle Hawai e successivamente Tohei espanse la sua opera di diffusione nei diversi continenti del mondo.

Ben presto sulla scia del successo riportato da Tohei, altri allievi diretti del Fondatore iniziarono a viaggiare per il mondo per far conoscere questa nuova disciplina giapponese e partecipare al mondo intero il messaggio etico e spirituale in esso contenuto.

Nel 1967 viene inaugurato il nuovo Hombu Dojo; in occasione dell’inaugurazione il Fondatore tiene la sua ultima dimostrazione in pubblico. La città di Tokyo riconosce ufficialmente l’insegnamento dell’Aikido. Il 26 aprile 1969 il Fondatore muore, all’età di 86 anni. Gli viene conferita l’onorificenza postuma dello Zuihosho.

Il figlio Kisshomaru Ueshiba diviene il secondo Doshu dell'Hombu Dojo Aikikai, all’età di 48 anni.

Nel 1974 vengono gettate le basi per la I.A.F. (International Aikido Federation), di cui il Doshu Kisshomaru Ueshiba viene nominato presidente a vita e nel 1976 si tiene a Tokyo il primo congresso della I.A.F. con la partecipazione di oltre 400 delegati da 29 nazioni.

Il 4 gennaio 1999 muore Kisshomaru Ueshiba, dopo 30 anni alla guida dell’Aikikai

Il figlio Moriteru Ueshiba diviene il terzo Doshu dell'Hombu Dojo Aikikai, all’età di 48 anni, dopo 24 anni dalla sua prima apparizione in pubblico.


Il male e il bene


Mi capita sempre più spesso di vivere situazioni spiecevoli, e pur capitando cose brutte, il mi pensiero rimane quello che nel Male cè sempre anche il Bene e viceversa, dinoltre sono due essenze che si completano l'una con l'altra, "senza il bianco non cè il nero" si completano come il Tao e nell' bene cè il male come nel male il bene, purtroppo nella situazione e nel mondo in cui viviamo cè sicuramente più male ma per questo non vuol dire che non possiamo trovare in quel male anche il bene.
Alle volte basta sapere cercare un piccolo sprazzo di luce e nel male trovare il bene

Italia e tradizione

Italia un paese in perdita delle sue tradizioni, un pesiero mi viene in mente dopo il Lodo Alfano abrogato appena ieri, stamattina su i giornali già leggevo notizie del tipo: Berlusconi non si dimette, amarezza del cavaliere e molto altro.

Dunque la domanda rimane la stessa, vivendo in Italia un paese la qui tradizione sembra quelle di premiare sempre di più chi ha potere e ne desidera sempre di più, questi "Samurai" di cattivo sangue che pensano solo ai propri interessi personali, questo è quello che ci aspetta? questo è il vero paese?

L'Italia, paese che non cambia, paese che nel 2009 avrà il più alto tasso di disoccupazione dell'intera Unione Europea

La ricerca della felicità


Alle volte penso che molte persone che fondamentalmente sono felici pensano di non esserlo e perciò cercano la felicità nelle cose materiali, nel divertimento, nello sfogo dopo il lavoro.
Non consapevoli che la felicità la si trova nei piccoli momenti di ogni giorno, la felicità è avere la libertà di vivere data da un buon lavoro ( qualsiasi esso sia) e dal proprio modo di vivere, la felicità è l'amico che ti chiama per una cena, la felicità è la tua metà che ti abbraccia e ti chiede di non lasciarla mai, dunque basta poco per essere felici eppure perchè molte persone cercano la felicità in cose strane senza rendersi conto che forse la loro felicità l'hanno già trovata?

Il Samurai e la morte

Il Seppuku (切腹) è un termine giapponese che indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. In Occidente viene usata più spesso la parola harakiri (腹切り), a volte in italiano volgarizzato come karakiri, con pronuncia e scrittura errata dell'ideogramma hara. Nello specifico, però, seppuku e harakiri presentano alcune differenze, qui di seguito spiegate.

La traduzione letterale di entrambi i termini è "taglio del ventre" e veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici. Un elemento fondamentale per la comprensione di questo rituale è il seguente: si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza.

Alcune volte praticato volontariamente per svariati motivi, durante il periodo Edo (1603 – 1867), divenne una condanna a morte che non comportava disonore. Infatti il condannato, vista la sua posizione nella casta militare, non veniva giustiziato ma invitato o condannato a togliersi da solo la vita praticandosi con un pugnale una ferita profonda all'addome di una gravità tale da provocarne la morte.

Il taglio doveva essere eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto. La posizione doveva essere quella classica giapponese detta seiza cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro; ciò aveva anche la funzione d'impedire che il corpo cadesse all'indietro, infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.

La decapitazione (kaishaku) richiedeva eccezionale abilità e infatti il kaishakunin era l'amico più abile nel maneggio della spada. Un errore derivante da poca abilità o emozione avrebbe infatti causato notevoli ulteriori sofferenze. Proprio l'intervento del kaishakunin e la conseguente decapitazione costituiscono la differenza essenziale tra seppuku e hara-kiri: sebbene le modalità di taglio del ventre siano analoghe, nello hara-kiri non è prevista la decapitazione del suicida, e pertanto viene a mancare tutta la relativa parte del rituale, con conseguente minore solennità dell'evento.

Il più noto caso di seppuku collettivo è quello dei "Quarantasette rōnin", celebrato nel dramma Chushingura, mentre il più recente è quello dello scrittore Yukio Mishima avvenuto nel 1970. In quest'ultimo caso il kaishakunin Masakatsu Morita, in preda all'emozione, sbagliò ripetutamente il colpo di grazia. Intervenne quindi Hiroyasu Koga che decapitò lo scrittore.

Una delle descrizioni più accurate di un seppuku è quella contenuta nel libro Tales of old Japan (1871) di Algernon Bertram Mitford, ripresa in seguito da Inazo Nitobe nel suo libro Bushido, l'anima del Giappone (1899). Mitford fu testimone oculare del seppuku eseguito da Taki Zenzaburo un samurai che, nel febbraio 1868, aveva dato l'ordine di sparare sugli stranieri a Kobe e, assuntasi la completa responsabilità del fatto, si era dato la morte con l'antico rituale. La testimonianza è di particolare interesse proprio perché resa da un occidentale che descrive una cerimonia, così lontana dalla sua cultura, con grande realismo.

Coltello tantō, usato per il seppuku

Nel 1889, con la costituzione Meiji, venne abolito come forma di punizione. Un caso celebre fu quello dell'anziano ex-daimyō Nogi Maresuke che si suicidò nel 1912 alla notizia della morte dell'imperatore. Casi di seppuku si ebbero al termine della Seconda guerra mondiale tra quegli ufficiali, spesso provenienti dalla casta dei samurai, che non accettarono la resa del Giappone.

Con il nome di Jigai, il seppuku era previsto, nella tradizione della casta dei samurai, anche per le donne; in questo caso il taglio non avveniva al ventre bensì alla gola dopo essersi legate i piedi per non assumere posizioni scomposte durante l'agonia. L'arma usata poteva essere il tantō (coltello), anche se più spesso, soprattutto sul campo di battaglia, la scelta ricadeva sul wakizashi, detto anche guardiano dell'onore, la seconda lama (più corta) che era portata di diritto dai soli samurai.

Il Samurai

Bene apro questo blog, parlando proprio dei Samurai, in anticipo posso dirvi che studio Aikido ( arte marziale Giapponese) da anni e cerco di mettere in pratica ciò che appendo nel Dojo anche nella vita esterna.

Il samurai (侍) era un militare del Giappone feudale, appartenente ad una classe nobile. Il nome deriva sicuramente da un verbo, saburau, che significa servire o tenersi a lato e letteralmente significa colui che serve. Un termine più appropriato sarebbe bushi (武士, letteralmente: guerriero), che risale al periodo Edo. Attualmente il termine viene usato per indicare proprio la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru o i fanti). I samurai che non servivano un daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, erano chiamati rōnin.

I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu o lo shodō. Col tempo, durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare. Verso la fine dell'era Tokugawa, i samurai erano essenzialmente burocrati dello shōgun, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali.

Con il Rinnovamento Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale. Ciò nonostante, il bushidō, rigido codice d'onore dei samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento che parallelamente, nelle società occidentali, è costituito da principi etici di derivazione religiosa.


La parola Samurai

La parola samurai ha avuto origine nel periodo giapponese Heian, quando era pronunciata saburai, e significava "servo" o "accompagnatore". Fu soltanto nell'epoca moderna, intorno al periodo Azuchi-Momoyama e al periodo Edo del tardo XVI e XVII secolo che la parola saburai mutò in samurai. Per allora, il significato si era già modificato da tempo.

Durante l'era di più grande potere dei samurai, anche il termine yumitori (arciere) veniva usato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.

Questi sono alcuni termini usati come sinonimo di samurai.

  • Buke - un appartenente ad una famiglia militare. un suo membro;
  • Mononofu- termine arcaico per "guerriero";
  • Musha - abbreviazione di Bugeisha, letteralmente "uomo delle arti marziali";
  • Shi - pronuncia sinogiapponese del carattere che comunemente si legge samurai
  • Tsuwamono - termine arcaico per "soldato", fatto celebre da un famoso haiku di Matsuo Basho; indica una persona valorosa;

I samurai usavano una grande varietà di armi. Nel periodo Tokugawa si diffuse l'idea che l'anima di un samurai risiedesse nella katana che porta con sé, a seguito dell'influenza dello Zen sul bujutsu; a volte i samurai vengono descritti come se dipendessero esclusivamente dalla spada per combattere. Raggiunti i tredici anni, in una cerimonia chiamata Genpuku, ai ragazzi della classe militare veniva dato un wakizashi e un nome da adulto, per diventare così vassalli, cioè samurai a tutti gli effetti. Questo dava loro il diritto di portare una katana, sebbene venisse spesso assicurata e chiusa con dei lacci per evitare sfoderamenti immotivati o accidentali. Insieme, katana e wakizashi vengono chiamati daisho (letteralmente: "grande e piccolo") ed il loro possesso era la prerogativa del buke. Portare le armi venne vietato nel 1523 dallo Shogun per evitare rivolte armate perché prima della riforma tutti potevano diventare samurai.

La prima arma ausiliaria dei samurai fu l'arco e non fu modificata per secoli, fino all'introduzione della polvere da sparo e del moschetto nel XVI secolo. Un arco giapponese era un'arma molto potente: le sue dimensioni permettevano di lanciare con precisione vari tipi di proiettili (come frecce infuocate o frecce di segnalazione) alla distanza di 100 metri, arrivando fino a 200 metri quando non era necessaria precisione.

Ideogramma Samurai.

Veniva usato solitamente a piedi, dietro un tedate, un largo scudo di legno, ma poteva essere usato anche a cavallo. La pratica di tirare con l'arco da cavallo divenne una cerimonia Shinto detta Yabusame. Nelle battaglie contro gli invasori mongoli, questi archi furono l'arma decisiva, contrapposti agli archi più piccoli e alle balestre usate dai cinesi e dai mongoli.

Nel XV secolo, anche la lancia (yari) divenne un'arma popolare. Lo yari tese a rimpiazzare il naginata allorquando l'eroismo individuale divenne meno importante sui campi di battaglia e le milizie furono maggiormente organizzate. Nelle mani dei fanti o ashigaru divenne più efficace di una Katana, soprattutto nelle grosse cariche campali. Nella battaglia di Shizugatake, in cui Shibata Katsuie fu sconfitto da Toyotomi Hideyoshi (da allora anche noto come Hashiba Hideyoshi) i cosiddetti "Sette Lancieri di Shizugatake" ebbero un ruolo cruciale nella vittoria.

Altri pensieri dal Giardino di Sejbei

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