Proprio su questo medito da diverso tempo, e mi rendo sempre più conto che ciò che serve veramente forse è proprio il male, come il bambino quando cade e si fa male capisce e non cade più nell'errore, noi adulti se diciamo una parola sbagliata, o compiano un'azione che non rispetta il codice dell'onore, ci accorgiamo e la prossima volta non si cade più nell'errore, questo è male che porta al bene, quindi il male può essere visto come una via di passaggio e non per forza qualcosa di brutto o spiacevole (male inteso come un'azione sbagliata, il male ha e si dimostra in diverse forme, chi uccide ha compiuto del male, ma non è il male al quale mi riferisco io) sia una cosa brutta, una cosa da dimenticare, o da mettere in un cassetto, il male forgia l'anima e lo spirito, ci fà crescere, senza di esso nulla avrebbe senso, come senza il bene, se coltivo un bonsai e mi accorgo di averlo legato male, non rifarò più lo stesso errore.
Quando si perde il lavoro, o capita qualcosa di brutto le persone diventano ( non tutte) molto forti, da un lato spirituale si accende in se quella voglia di ricominciare, di credere in se stessi, e forse si scoprono lati del proprio carattere, dei quali prima si negava l'esistenza, ci si accorge di avere una gran forza interiore sepolta da qualche parte.
Il Samurai viveva ogni giorno pronto alla morte e per questo riusciva a godersi la bellezza nelle piccole cose, se si prende la vita con una filosofia simile, rimanendo coscienti di perdere il lavoro da un giorno all'altro, di perdere casa, macchina, e pur brutto che sia un amico o un famigliare, si godrà la vita in una maniera particolare, assaporando il caffè della mattina come se fosse un essenza rara e prelibata, apprendere appieno una conversazione con un amico, o dare molta più importanza a una lettera o a un tè preso con una persona cara.
Il bene e il male, se si trascorresse una vita ad apprendere cosa vuol dire e cosa è meglio tra i due non sarebbe una vita sprecata.
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